Cette critique peut contenir des spoilers
I pesci rossi non possono andarsene da soli
Un edit prima di iniziare: oggi ho visto "An Affair" del 1998 di E J-yong, con Lee Jung-jae. Ha moltissime somiglianze con questa serie giapponese, non è possibile che siano mere coincidenze: anche lo stile, il carattere dei personaggi, il finale, la vasca dei pesci… Secondo me l'autrice del manga e la sceneggiatrice si sono ispirate proprio a questo film, ampliando la storia per una serie. Me ne sono accorta verso la metà del film.
È una storia di corna. Tutti tradiscono tutti ed è la più tragica rappresentazione di quanto possa essere disfunzionale il matrimonio inteso come convenzione sociale, come ancora in parte succede in Giappone, quando è una sistemazione economica e sociale per entrambi, spesso combinato dalle famiglie, in una cultura in cui il cittadino deve lavorare e procreare per l’equilibrio della società.
Le mogli sono pesci rossi in bocce di vetro, considerate dai mariti un mero ornamento e semplicemente trascurate, intrappolate socialmente in una situazione da cui non è accettabile scappare. Come spiega la similitudine dei pesci rossi, “non possono andarsene da soli, hanno bisogno di essere aiutati… prima di tutto bisogna osservarli… quando appaiono i sintomi di una malattia, spesso è già troppo tardi…”. In una società in cui il nubilato e il divorzio sono entrambi malvisti, paradossalmente il tradimento è dato quasi per scontato e il protagonista, che accoglie nella sua casa e nel suo letto la donna in fuga dal marito, si considera quasi un benefattore. Anche gli altri uomini, a pensarci.
Tutto il dolore di queste donne può essere riassunto dalla frase che una di loro, depressa, dice al marito, che lavora come un pazzo per garantirle un alto tenore di vita: “Non ti ho sposato per diventare ricca, ma per passare più tempo con te”. Come cantava Mia Martini, “gli uomini ti danno tutto quello che non vuoi”.
A questa miseria relazionale la storia intreccia l’altra grande sofferenza della posizione sociale, simboleggiata dal piano del condominio dove tutti abitano. Il primo episodio inizia con la festa di compleanno della coppia “migliore”, che abita al 43° piano e ha invitato solo quelli dal 30° piano in su. Relazionalmente invece sono la coppia peggiore: lui è un traditore seriale, la maltratta e addirittura le mette le mani addosso.
La serie è quasi perfettamente suddivisa tra trama orizzontale e trame verticali. Ogni episodio porta avanti la storia insensata tra una 49enne sposata scappata di casa e un 33enne che la ospita nella sua mansarda sopra al negozio di pesci rossi, e nel contempo racconta l’infelicità di una delle altre coppie, mostrando la crudezza bestiale di rapporti sessuali infedeli, colpevoli e prepotenti. Ognuna delle mogli subisce un diverso tipo di costrizione: il marito la obbliga ad avere rapporti con un altro, oppure la tiene come terzo incomodo nella convivenza con la madre/suocera, oppure la rifiuta perché non vuole figli… Tutte sono ugualmente invisibili e trascurate, tenute lì come un pesce rosso in una boccia, appunto. E tutte si vendicano e si realizzano andando a letto con un altro, spesso anche lui sposato.
Come in questo dialogo tra due amanti, entrambi sposati:
LUI: La propria moglie è la creatura meno desiderabile.
LEI: E quale sarebbe la più desiderabile?
LUI: La moglie di un altro.
È una storia di corna. Tutti tradiscono tutti ed è la più tragica rappresentazione di quanto possa essere disfunzionale il matrimonio inteso come convenzione sociale, come ancora in parte succede in Giappone, quando è una sistemazione economica e sociale per entrambi, spesso combinato dalle famiglie, in una cultura in cui il cittadino deve lavorare e procreare per l’equilibrio della società.
Le mogli sono pesci rossi in bocce di vetro, considerate dai mariti un mero ornamento e semplicemente trascurate, intrappolate socialmente in una situazione da cui non è accettabile scappare. Come spiega la similitudine dei pesci rossi, “non possono andarsene da soli, hanno bisogno di essere aiutati… prima di tutto bisogna osservarli… quando appaiono i sintomi di una malattia, spesso è già troppo tardi…”. In una società in cui il nubilato e il divorzio sono entrambi malvisti, paradossalmente il tradimento è dato quasi per scontato e il protagonista, che accoglie nella sua casa e nel suo letto la donna in fuga dal marito, si considera quasi un benefattore. Anche gli altri uomini, a pensarci.
Tutto il dolore di queste donne può essere riassunto dalla frase che una di loro, depressa, dice al marito, che lavora come un pazzo per garantirle un alto tenore di vita: “Non ti ho sposato per diventare ricca, ma per passare più tempo con te”. Come cantava Mia Martini, “gli uomini ti danno tutto quello che non vuoi”.
A questa miseria relazionale la storia intreccia l’altra grande sofferenza della posizione sociale, simboleggiata dal piano del condominio dove tutti abitano. Il primo episodio inizia con la festa di compleanno della coppia “migliore”, che abita al 43° piano e ha invitato solo quelli dal 30° piano in su. Relazionalmente invece sono la coppia peggiore: lui è un traditore seriale, la maltratta e addirittura le mette le mani addosso.
La serie è quasi perfettamente suddivisa tra trama orizzontale e trame verticali. Ogni episodio porta avanti la storia insensata tra una 49enne sposata scappata di casa e un 33enne che la ospita nella sua mansarda sopra al negozio di pesci rossi, e nel contempo racconta l’infelicità di una delle altre coppie, mostrando la crudezza bestiale di rapporti sessuali infedeli, colpevoli e prepotenti. Ognuna delle mogli subisce un diverso tipo di costrizione: il marito la obbliga ad avere rapporti con un altro, oppure la tiene come terzo incomodo nella convivenza con la madre/suocera, oppure la rifiuta perché non vuole figli… Tutte sono ugualmente invisibili e trascurate, tenute lì come un pesce rosso in una boccia, appunto. E tutte si vendicano e si realizzano andando a letto con un altro, spesso anche lui sposato.
Come in questo dialogo tra due amanti, entrambi sposati:
LUI: La propria moglie è la creatura meno desiderabile.
LEI: E quale sarebbe la più desiderabile?
LUI: La moglie di un altro.
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