Nel mio lungo elenco dei drama visti o che sto vedendo spicca Cheese in the trap, tratto dall’omonimo webtoon non concluso di Soonkki disponibile su Naver in coreano e su Webtoons in inglese (sono indietro con le stagioni).
Sono tanti i fattori per cui inizio a guardare un drama e decido di spendere almeno sedici ore della mia vita.
Inizialmente fa da calamita la scelta del cast. Scorrendo alcuni post fra vari forum e blog, ho letto la lunga diatriba (internazionale) su chi potevano essere adatti a ricoprire i personaggi tanto amati dai lettori del webtoon. La discussione era incentrata per lo più sul personaggio femminile principale, Hong Seol, quale attrice poteva meglio rappresentare un personaggio così divertente, forte, non bellissima ma nemmeno brutta, rovinare l’immaginario del lettore del webtoon. La scelta è caduta poi sull’attrice emergente e camaleontica, Kim Go Eun. Famosa per lo più in ambito cinematografico (Eungyo, Monster, Coinlocker Girl, Memories of the Sword… un curriculum invidiabile costruito in pochi anni), CITT è il suo debutto nel piccolo schermo. Per me è stata una fantastica scoperta e che continuerò a seguire, disponibilità in inglese dei suoi progetti permettendo, per lo più film appunto.
Da persona profonda e riflessiva quale sono io, sono stata invece attirata dall’attore principale, Park Hae Jin, che ha una trentina di anni e ricopre il ruolo dell’universitario. Per me è credibile, questi attori coreani non invecchiano mai. Scherzi a parte, non cambierei nulla della scelta del casting, ogni attore ha fatto il suo dovere, mi sono divertita a vederli e mi hanno convinta. Bravissimi i principali. Ma anche i secondari meritano. I secondari “odiosi” poi riescano a rubare la scena agli attori principali in alcuni momenti. Ricorderò sempre Sang Chul, Young Gun, Min Soo. Sono detestabili ma ispirano anche pietà in scene apparentemente innocue.
Mi piacerebbe dire che il merito non sia solo degli attori ma anche della regia di Lee Yoon Jung, già regista di alcuni drama che ho adorato (Coffee Prince, Heart to Heart). Dirige il cast in maniera stupenda. Gli attori non sembrano recitare. Nelle sue mani i personaggi sembrano vivere.
Per questo drama, la trama è pressoché basilare e già vista: una ragazza e un ragazzo si incontrano e si innamorano. Semplice. Ciò che lo rende diverso dagli altri sono la rappresentazione dei suoi personaggi sia principali che secondari. Il fascino di CITT è proprio nei personaggi complessi (e complessati) in cui possiamo (a volte) riconoscerci…. oddio a parte alcuni personaggi come Young Gon lo stalker e Min Soo intendo dire, lo stesso personaggio principale non rientra nei canoni “dramosi”.
La scelta dell’OST che accompagna l’intero drama si discosta dalla solita kpop commerciale ma è davvero azzeccata (detto da una persona che non capisce il coreano, mi fa capire quanto la musica sia davvero un linguaggio universale che va al di là delle barriere linguistiche quando si tratta di trasmettere emozioni).
CITT rientra nei drama che posso ritenere belli nonostante i suoi difetti e le polemiche di cui è stato investito (e che continuano nonostante la messa in onda dell’ultima puntata).
Prima ancora della messa in onda, la polemica verteva sulla scelta dell’attrice, che non fosse somigliante abbastanza alla Hong Seol del webtoon. Polemica poi zittita dalla recitazione della bravissima Kim Go Eun e dai numeri dell’indice di ascolto del drama, dal 3 al 6%, che per una tv via cavo come la Tvn è un buon risultato, tanto che il cast si è meritato già una vacanza premio.
Le successive polemiche riguardano poi la seconda metà del drama, ovvero la scelta della regista o degli autori o dei produttori (o di tutti loro) di diminuire le scene di Yoo Jung (Park Hae Jin), il personaggio principale a favore del second lead, Baek In Ho (Seo Kang Joon). È una scelta strana che potrebbe coincidere in parte alla terza stagione di CITT nella sua versione webtoon, in cui, a quanto pare ci sono poche vignette che riguardano il protagonista. Scelta assurda però in un drama in cui i sedici episodi dovrebbero poter dipanare tutte le matasse aggrovigliate create dal trama e dalle digressioni scelte dagli autori. Tagliare scene importanti per la comprensione del personaggio principale (lo stesso Park Hae Jin ha parlato di scene girate ma mai andate in onda, scene dell’infanzia del protagonista e dialoghi con suo padre), privilegiando il second lead è stata una scelta frustrante per gli spettatori e i fan, per un po’ mi ha fatto odiare In Ho e mi ha reso ancora più perplessa per Yu Jung. Dall’editing che è stato fatto e dalla messa in onda delle ultime puntate, non credo di essere riuscita a comprendere appieno il personaggio principale. Hong Seol, all’ennesimo “comportamento deviante”/ manipulazione di Yu Jung, lo abbraccia e lo consola dicendo che lo capisce e che questo non la farà scappare (è un drama). Io avrei voluto fare lo stesso, avrei voluto abbracciare ad occhi chiusi anch’io una certa spiegazione dei fatti, dei comportamenti e delle scene ma il drama non me lo ha permesso. Non mi ha dato modo di poter capire questi fatti, questi comportamenti e queste scene perché non ci sono, sono state tagliate.
Anche l’autrice del webtoon, Soonkki, ha espresso il suo sconcerto per il fatto che il team di produzione del drama non abbia rispettato la sua richiesta di creare nuovi personaggi all’interno del campus universitario e di creare un finale diverso dal webtoon, che è tuttora in corso.
Il team di produzione di CITT ha liquidato velocemente le polemiche postando una scusa. Si scusano con i fan sia del drama che del webtoon, si scusano con l’autrice Soonkki per non averla preso in considerazione (erano occupati a girare, ad editare e a trasmette gli episodi) e con l’intero cast (non a Park Hae Jin nello specifico).
Se decontestualizzo CITT, togliendo le polemiche, togliendo il confronto con il webtoon, per me rimane un buon drama (ripeto, con i suoi difetti). Un drama che parla di amore e della vita universitaria, può essere anche introspettivo e profondo. È uno sguardo non solo nella varietà umana ma anche della società coreana, qui sono rappresentati lo stress e la competitività nel mondo scolastico/lavorativo, il rispetto per i genitori (c’è quella scena in cui Sang Chul parla al telefono con sua madre inventandosi uno scenario roseo davanti al suo più modesto bibimbap per non farla preoccupare; Seol e Jung che sopportano in modo stoico/esasperante le richieste/i capricci dei loro genitori), i formalismi per la gerarchia/anzianità (il rispetto verso i sunbae da parte degli hoobae).
Il finale aperto può essere visto come pigrizia nella scrittura ma allo stesso tempo è un margine creativo concesso a noi spettatori di vederlo come lo vogliamo. Il finale è uno spiraglio si speranza per un lieto fine. Se Jung e Seol sono fatti per stare insieme, si incontreranno ancora e si ri-innamoreranno di nuovo. In CITT , che secondo me non è proprio scritto male ma è certamente editato male -nella seconda parte-, diciamo che è un contentino (non so se sia dovuto alle polemiche, non saprò mai se l’hanno rieditato dopo le polemiche e la pressione degli spettatori). La mia finale ce l’ho già. La mail di risposta e la voce fuoricampo di Yu Jung che chiama Seol come nei primi episodi mi fa ben sperare.
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