Cette critique peut contenir des spoilers
OH GUARDA SONO APPENA DIVENTATO PAPà!
Il drama è stato molto carino. Ok io sono un pò di parte perchè Yamada Yuki - che qui interpreta Kyohei - è uno dei miei attori preferiti e “forse” sono poco obbiettiva.
La serie ha solo 10 episodi da 20 minuti circa l’uno, e scorre che è una meraviglia: perfetto da vedersi la sera prima di andare a letto se si è in cerca di qualcosa di leggero, divertente ma con significati profondi.
Ci sono scene che fanno morire dalle risate, altre che ti inteneriscono... altre che ti fanno infuriare ed altre dove sei dispiaciuto per cosa sta accadendo su schermo. Lo spettatore partecipa attivamente all’evoluzione dei ragazzi e all’impatto che il bambino ha nelle loro vite.
La storia infatti o meglio il bambino arrivato dal nulla è un modo perchè i tre personaggi esprimano la propria personalità o la loro infanzia e, apparte Takeru che mi ha annoiato, gli altri due sono stati ben caratterizzati e alla fine sono risultati adorabili.
Per farti capire che la trama non è il punto focale - i personaggi lo sono - ogni puntata a delle mini interviste meno di un minuto dove i characters parlano degli avvenimenti che sono successi e cosa hanno provato oppure delle loro sensazioni per un determinato avvenimento. è una cosa carina per farti conoscere ancora di più il personaggi. La serie parla di amore, maturità, senso di responsabilità ma anche di perdono e accettazione: essere genitori è difficoltoso e credo che questa serie rappresenti bene le gioie ed i dolori che derivano dall’essere papà/mamma.
Anche se non ho pianto, Sannin No Papa è riuscito con pochi episodi ad intenerirmi, trasmettermi il suo messaggio e farmi empatizzare con tutti i personaggi.
Buone le musiche e anche la recitazione è stata convincente, con alcune interpretazioni un pò esagerate ma che ormai reputo tipiche nelle opere giapponesi.
Voto: 7.8
SPOILER A STECCA
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Nonostante abbia voluto vedere questo drama per Yamada Yuki, alla fine ho dato il mio cuore allo stilista tutto panna e fragole Hajime: lui è quello più in difficoltà dall’arrivo del bambino poichè pensa di non essere capace di amare.
Il padre che lo picchiava ha instaurato in lui un trauma così grande che non è nemmeno capace di prendere in braccio l’ipotetico figlio. Solo il terrore che Haruto - nome del baby - si sia fatto male, spinge il ragazzo ad abbracciare il neonato, iniziando così una relazione affettiva adorabile.
Vederli disegnare insieme è una gioia per gli occhi.
Kyohei invece è quello più organizzato con il bambino. Cresciuto in una famiglia agiata e amorevole, riesce a mantenere il sangue freddo ed ad espletare alle esigenze di Haruto molto velocemente.
Purtroppo è anche un gran traditore che mente alla sua promessa sposa sull’ipotetico figlio, venendo scaricato una volta scoperto. Pensando che i soldi e la promozione sia la cosa più importante della sua vita, l’arrivo di Haruto e la perdita della fidanzata lo costringono a rivisitare i suoi principi per essere un uomo e un ipotetico padre migliore.
Durante la serie si assiste alla sua evoluzione e senso di responsabilità riuscendo a riconquistare anche la fidanzata.
è lui ad insistere per i test del DNA: con il suo trasferimento a Los Angeles intende portare Haruto con lui nel caso fosse il padre. Ed è sempre lui a tirare fuori la tematica della serie: va bene per un bambino avere 3 papà e nessuna mamma? basta l’affetto e l’amore di tre persone?
Takuto - che è il primo ad accettare Haruto e a volersene occupare - risponde che ormai loro tre e il bambino hanno creato una famiglia, anche senza legami di sangue.
Ma in realtà i tre ragazzi riflettono a lungo sulla questione quando ritorna in scena la madre di Haruto intenzionata a portarsi via il bambino: dopo un anno PERCHè PER QUESTA TIZIA “UN Pò DI TEMPO” VUOLE DIRE UN ANNO il bambino non riconosce più sua madre e viene così affrontato il tema della maternità. Forse è meglio lasciare il bambino ai ragazzi che se ne sono occupati così bene visto che come madre non sono brava?
Ed infine c’è Takuto che come personaggio è quello che mi è piaciuto di meno. Mi è sembrato tantissimo lo stereotipo del ragazzo goffo ma di buon cuore, onesto e sempre sorridente che ho trovato in altri settordici drama e che alla lunga mi annoiano.
Infine due parole sul finale: ero davvero curiosa di sapere come sarebbero usciti dall’ impasse, ossia se tenersi il bambino, ridarlo alla madre, fare il test, portare Haruto a Los Angeles... e devo ammettere che mi ha piacevolmente colpita essendo forse la cosa migliore che potessero fare.
Mi è inoltre piaciuto come Haruto alla fine sia cresciuto come un mixer tra i suoi tre papà e come i tre ragazzi che NON VOLEVANO occuparsi di questo bambino alla fine hanno fatto il diavolo a quattro per lui. #adorabili
La serie ha solo 10 episodi da 20 minuti circa l’uno, e scorre che è una meraviglia: perfetto da vedersi la sera prima di andare a letto se si è in cerca di qualcosa di leggero, divertente ma con significati profondi.
Ci sono scene che fanno morire dalle risate, altre che ti inteneriscono... altre che ti fanno infuriare ed altre dove sei dispiaciuto per cosa sta accadendo su schermo. Lo spettatore partecipa attivamente all’evoluzione dei ragazzi e all’impatto che il bambino ha nelle loro vite.
La storia infatti o meglio il bambino arrivato dal nulla è un modo perchè i tre personaggi esprimano la propria personalità o la loro infanzia e, apparte Takeru che mi ha annoiato, gli altri due sono stati ben caratterizzati e alla fine sono risultati adorabili.
Per farti capire che la trama non è il punto focale - i personaggi lo sono - ogni puntata a delle mini interviste meno di un minuto dove i characters parlano degli avvenimenti che sono successi e cosa hanno provato oppure delle loro sensazioni per un determinato avvenimento. è una cosa carina per farti conoscere ancora di più il personaggi. La serie parla di amore, maturità, senso di responsabilità ma anche di perdono e accettazione: essere genitori è difficoltoso e credo che questa serie rappresenti bene le gioie ed i dolori che derivano dall’essere papà/mamma.
Anche se non ho pianto, Sannin No Papa è riuscito con pochi episodi ad intenerirmi, trasmettermi il suo messaggio e farmi empatizzare con tutti i personaggi.
Buone le musiche e anche la recitazione è stata convincente, con alcune interpretazioni un pò esagerate ma che ormai reputo tipiche nelle opere giapponesi.
Voto: 7.8
SPOILER A STECCA
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Nonostante abbia voluto vedere questo drama per Yamada Yuki, alla fine ho dato il mio cuore allo stilista tutto panna e fragole Hajime: lui è quello più in difficoltà dall’arrivo del bambino poichè pensa di non essere capace di amare.
Il padre che lo picchiava ha instaurato in lui un trauma così grande che non è nemmeno capace di prendere in braccio l’ipotetico figlio. Solo il terrore che Haruto - nome del baby - si sia fatto male, spinge il ragazzo ad abbracciare il neonato, iniziando così una relazione affettiva adorabile.
Vederli disegnare insieme è una gioia per gli occhi.
Kyohei invece è quello più organizzato con il bambino. Cresciuto in una famiglia agiata e amorevole, riesce a mantenere il sangue freddo ed ad espletare alle esigenze di Haruto molto velocemente.
Purtroppo è anche un gran traditore che mente alla sua promessa sposa sull’ipotetico figlio, venendo scaricato una volta scoperto. Pensando che i soldi e la promozione sia la cosa più importante della sua vita, l’arrivo di Haruto e la perdita della fidanzata lo costringono a rivisitare i suoi principi per essere un uomo e un ipotetico padre migliore.
Durante la serie si assiste alla sua evoluzione e senso di responsabilità riuscendo a riconquistare anche la fidanzata.
è lui ad insistere per i test del DNA: con il suo trasferimento a Los Angeles intende portare Haruto con lui nel caso fosse il padre. Ed è sempre lui a tirare fuori la tematica della serie: va bene per un bambino avere 3 papà e nessuna mamma? basta l’affetto e l’amore di tre persone?
Takuto - che è il primo ad accettare Haruto e a volersene occupare - risponde che ormai loro tre e il bambino hanno creato una famiglia, anche senza legami di sangue.
Ma in realtà i tre ragazzi riflettono a lungo sulla questione quando ritorna in scena la madre di Haruto intenzionata a portarsi via il bambino: dopo un anno PERCHè PER QUESTA TIZIA “UN Pò DI TEMPO” VUOLE DIRE UN ANNO il bambino non riconosce più sua madre e viene così affrontato il tema della maternità. Forse è meglio lasciare il bambino ai ragazzi che se ne sono occupati così bene visto che come madre non sono brava?
Ed infine c’è Takuto che come personaggio è quello che mi è piaciuto di meno. Mi è sembrato tantissimo lo stereotipo del ragazzo goffo ma di buon cuore, onesto e sempre sorridente che ho trovato in altri settordici drama e che alla lunga mi annoiano.
Infine due parole sul finale: ero davvero curiosa di sapere come sarebbero usciti dall’ impasse, ossia se tenersi il bambino, ridarlo alla madre, fare il test, portare Haruto a Los Angeles... e devo ammettere che mi ha piacevolmente colpita essendo forse la cosa migliore che potessero fare.
Mi è inoltre piaciuto come Haruto alla fine sia cresciuto come un mixer tra i suoi tre papà e come i tre ragazzi che NON VOLEVANO occuparsi di questo bambino alla fine hanno fatto il diavolo a quattro per lui. #adorabili
Cet avis était-il utile?