Cette critique peut contenir des spoilers
Il nostro lavoro è una missione
Avevo questo drama in lista da una vita.
Complice le ottime recensioni ed i commenti entusiastici che ho letto in giro ero entusiasta di potermelo finalmente vedere e posso dire che è stato una buona e piacevole visione.
Parlando per sommi capi…mi è piaciuto molto.
Solitamente a metà serie comincia a calarmi il “ ma a che puntata siamo?” “ quanto manca alla fine?” il che implica non la noia, ma una percezione di quanto visto:
del tipo…sono alla 14 puntata ma in realtà mi sembra di essere alla 5.
Questo è quello che mi è successo mentre vedevo Descendants of the Sun ( DOTS per gli amic)i e credo che ciò sia accaduto per due motivi:
il primo è che ho trovato un ottimo equilibrio dentro le puntate.
Dal dramma alla commedia per passare a momenti d’azione e/o scene introspettive. Tutto ben calibrato e che mi hanno portato a diverse emozioni durante la visione di una singola puntata. Questo a fatto si che non mi annoiassi quasi mai.
la seconda cosa è il mix tra la trama orizzontale e verticale
Apparte le varie storie d’amore e le evoluzioni o crescite dei personaggi - che sono la trama orizzontale - tutto il resto si può considerare come una trama verticale:
gli eventi si susseguono, diversi per episodi: accoltellamenti, terremoti, operazioni chirurgiche, rapimenti. In ogni episodio accadevano una di queste cose e questo, mi ha ricordato una sit-com.
Ma questo utilizzo è stato utile per conoscere e ampliare i vari personaggi, anche quelli considerati minori.
Non c’è stato un approfondimento - che poteva risultare pesante - per tutti ma, a grandi linee, la serie ha saputo delineare i vari characters, seppur minori.
Mi sono sentita empatica verso il Dottor Lee Chi-hoon, giovane medico che pensava di andare ad Urk in villeggiatura e poi si è ritrovato a causa delle millemila disgrazie ad essere costretto a divenire davvero un dottore.
E questo mi è piaciuto tanto.
Un altro punto importante e che ho adorato, sono i tantissimi spunti di riflessione che la serie ha tirato in ballo in OGNI episodio. Alcuni purtroppo ripetuti, ma in linea di massima, tutti molto interessanti.
A farla da padrone è comunque il lavoro dei protagonisti ed è proprio su questo tema ciò su cui la serie si concentra: il mestiere del dottore e quello del soldato.
Due incarichi che superficialmente sembrano agli opposti: uno salva le persone e l’altra le ammazza.
Ma la realtà è molto più complessa di così e DOTS scrive un approfondimento bellissimo su queste due professioni:
La crisi del dottor Lee Chi-hoon, il giuramento di Ippocrate della Dottoressa Kang, le difficoltà e la concentrazione necessaria per operare e salvare delle vite di fronte a grandi tragedie. L’impegno delle forze armate e la consapevolezza che la loro è una missione che sottrae alla morte gli altri.
Ed è stato inevitabile per me, mentre vedevo i dottori all’opera nella serie, rivolgere un pensiero alla nostra attualità ed un ringraziamento a tutti gli operatori che in questi giorni combattono una durissima battaglia.
Per dirla con le parole della Dottoressa Kang: Il virus è il campo di battaglia dei medici.
DOTS è una serie che fa riflettere su certe tematiche.
C’è anche da dire che se da una parte il “lavoro” come protagonista sia interessante, dall’altra è stato anche limitante: chi sono i 4 protagonisti fuori dai loro impieghi?
L’ultima cosa che mi è piaciuta riguarda il rapporto tra Big Boss e Wolf. Una bromance carinissima che mi ha portato un sacco di sorrisi e tanto divertimento. Ad un certo punto mi hanno ricordato tantissimo Bud Spencer e Terence Hill: uno scanzonato e attaccabrighe, l’altro più serio e composto ma sempre disposto a seguire l’amico e perciò faceva anche più ridere.
Buono anche il cast con un + a Song Joog Ki perchè la sua interpretazione di Big Boss mi ha alleggerito tantissimo la visione.
Mi ha soddisfatto anche la crescita ed evoluzione - per alcuni plateale - dei vari personaggi, prima tra tutti la Dottoressa Kang: da medico per soldi a dottore per vocazione.
Ma ci sono anche cose che non mi hanno proprio convinto, primo fra tutti le varie coppie.
Non frantendetemi…sono carine, mi hanno fatto divertire ed emozionare a tratti. In linea generale sono state piacevoli da guardare.
Ma non ho mai sentito un grande impatto emotivo. Non ho mai percepito quella ship devastante che tiri fuori quando shippi i due tipi e “ se non si mettono insieme entro i prossimi 10 secondi, entro nella serie e gli do fuoco”.
Forse questo è avvenuto perchè non ho mai rilevato un vero pericolo nelle loro storie d’amore: il veto del padre di Yoon Myeong-joo alla storia della figlia con Seo mi è parso forzato ed i due protagonisti hanno girato attorno alla stessa questione per 16 episodi: sei un soldato ergo puoi morire ergo non sono sicura di voler stare con te.
Che per carità..ci sta. Ma ogni tot tornava fuori questo discorso e ad una certa mi ha pure annoiata.
Pericolo poi che non esiste in termini, perchè non c’è un villain che dall’inizio della serie ostacola i piani dei protagonisti: l’unico era Agus e me lo hanno seccato a metà stagione. Addio Agus…T_T
(ma forse meglio così perchè era caratterizzato con l’accetta)
In conclusione comunque DOTS è un drama che consiglio altamente: ha un buon mixer, ottime tematiche - seppur alcune ripetute - e piacevoli storie d’amore. Nonchè un Song Joog Ki adorabile che quando sorride si rischiara anche il sole in quel posto orribile e sfigato che è Urk
Voto: 8
Avevo questo drama in lista da una vita.
Complice le ottime recensioni ed i commenti entusiastici che ho letto in giro ero entusiasta di potermelo finalmente vedere e posso dire che è stato una buona e piacevole visione.
Parlando per sommi capi…mi è piaciuto molto.
Solitamente a metà serie comincia a calarmi il “ ma a che puntata siamo?” “ quanto manca alla fine?” il che implica non la noia, ma una percezione di quanto visto:
del tipo…sono alla 14 puntata ma in realtà mi sembra di essere alla 5.
Questo è quello che mi è successo mentre vedevo Descendants of the Sun ( DOTS per gli amic)i e credo che ciò sia accaduto per due motivi:
il primo è che ho trovato un ottimo equilibrio dentro le puntate.
Dal dramma alla commedia per passare a momenti d’azione e/o scene introspettive. Tutto ben calibrato e che mi hanno portato a diverse emozioni durante la visione di una singola puntata. Questo a fatto si che non mi annoiassi quasi mai.
la seconda cosa è il mix tra la trama orizzontale e verticale
Apparte le varie storie d’amore e le evoluzioni o crescite dei personaggi - che sono la trama orizzontale - tutto il resto si può considerare come una trama verticale:
gli eventi si susseguono, diversi per episodi: accoltellamenti, terremoti, operazioni chirurgiche, rapimenti. In ogni episodio accadevano una di queste cose e questo, mi ha ricordato una sit-com.
Ma questo utilizzo è stato utile per conoscere e ampliare i vari personaggi, anche quelli considerati minori.
Non c’è stato un approfondimento - che poteva risultare pesante - per tutti ma, a grandi linee, la serie ha saputo delineare i vari characters, seppur minori.
Mi sono sentita empatica verso il Dottor Lee Chi-hoon, giovane medico che pensava di andare ad Urk in villeggiatura e poi si è ritrovato a causa delle millemila disgrazie ad essere costretto a divenire davvero un dottore.
E questo mi è piaciuto tanto.
Un altro punto importante e che ho adorato, sono i tantissimi spunti di riflessione che la serie ha tirato in ballo in OGNI episodio. Alcuni purtroppo ripetuti, ma in linea di massima, tutti molto interessanti.
A farla da padrone è comunque il lavoro dei protagonisti ed è proprio su questo tema ciò su cui la serie si concentra: il mestiere del dottore e quello del soldato.
Due incarichi che superficialmente sembrano agli opposti: uno salva le persone e l’altra le ammazza.
Ma la realtà è molto più complessa di così e DOTS scrive un approfondimento bellissimo su queste due professioni:
La crisi del dottor Lee Chi-hoon, il giuramento di Ippocrate della Dottoressa Kang, le difficoltà e la concentrazione necessaria per operare e salvare delle vite di fronte a grandi tragedie. L’impegno delle forze armate e la consapevolezza che la loro è una missione che sottrae alla morte gli altri.
Ed è stato inevitabile per me, mentre vedevo i dottori all’opera nella serie, rivolgere un pensiero alla nostra attualità ed un ringraziamento a tutti gli operatori che in questi giorni combattono una durissima battaglia.
Per dirla con le parole della Dottoressa Kang: Il virus è il campo di battaglia dei medici.
DOTS è una serie che fa riflettere su certe tematiche.
C’è anche da dire che se da una parte il “lavoro” come protagonista sia interessante, dall’altra è stato anche limitante: chi sono i 4 protagonisti fuori dai loro impieghi?
L’ultima cosa che mi è piaciuta riguarda il rapporto tra Big Boss e Wolf. Una bromance carinissima che mi ha portato un sacco di sorrisi e tanto divertimento. Ad un certo punto mi hanno ricordato tantissimo Bud Spencer e Terence Hill: uno scanzonato e attaccabrighe, l’altro più serio e composto ma sempre disposto a seguire l’amico e perciò faceva anche più ridere.
Buono anche il cast con un + a Song Joog Ki perchè la sua interpretazione di Big Boss mi ha alleggerito tantissimo la visione.
Mi ha soddisfatto anche la crescita ed evoluzione - per alcuni plateale - dei vari personaggi, prima tra tutti la Dottoressa Kang: da medico per soldi a dottore per vocazione.
Ma ci sono anche cose che non mi hanno proprio convinto, primo fra tutti le varie coppie.
Non frantendetemi…sono carine, mi hanno fatto divertire ed emozionare a tratti. In linea generale sono state piacevoli da guardare.
Ma non ho mai sentito un grande impatto emotivo. Non ho mai percepito quella ship devastante che tiri fuori quando shippi i due tipi e “ se non si mettono insieme entro i prossimi 10 secondi, entro nella serie e gli do fuoco”.
Forse questo è avvenuto perchè non ho mai rilevato un vero pericolo nelle loro storie d’amore: il veto del padre di Yoon Myeong-joo alla storia della figlia con Seo mi è parso forzato ed i due protagonisti hanno girato attorno alla stessa questione per 16 episodi: sei un soldato ergo puoi morire ergo non sono sicura di voler stare con te.
Che per carità..ci sta. Ma ogni tot tornava fuori questo discorso e ad una certa mi ha pure annoiata.
Pericolo poi che non esiste in termini, perchè non c’è un villain che dall’inizio della serie ostacola i piani dei protagonisti: l’unico era Agus e me lo hanno seccato a metà stagione. Addio Agus…T_T
(ma forse meglio così perchè era caratterizzato con l’accetta)
In conclusione comunque DOTS è un drama che consiglio altamente: ha un buon mixer, ottime tematiche - seppur alcune ripetute - e piacevoli storie d’amore. Nonchè un Song Joog Ki adorabile che quando sorride si rischiara anche il sole in quel posto orribile e sfigato che è Urk
Voto: 8
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