Un gran pasticcio
Se l'interpretazione molto rigida e impacciata, almeno dei due personaggi principali, può essere scusata dall'essere Mos e Bank a inizio carriera e quindi, in definitiva, dovuta alla loro sostanziale inesperienza, altrettanto non si dovrebbe dire per quanto riguarda l'orrendo svolgimento della storia. Non fosse che, in realtà, anche lo sceneggiatore, che funge pure da regista, si trova in questa produzione decisamente alle prime armi, e purtroppo si vede forte e chiaro.
Il fatto che si tratti di una storia in soli otto episodi non scusa l'increscioso minestrone in cui è stato gettato un po' di tutto senza in realtà sviscerare quasi nulla: o sfoltire o allungare, non c'è via di mezzo.
Partiamo all'inizio da due ragazzi etero (già!) che si danno molto da fare con le ragazze, ci danno intendere che sono rivali per una di loro, in qualche modo pare che uno dei due voglia fare un bruttissimo scherzo all'altro e ne rimanga invece gabbato con tanto di giochini sadomaso e allegato filmino. Ora, che nelle storie BL non si vada tanto per il sottile in fatto di consensualità è cosa risaputa e deplorata, però qui si è decisamente esagerato.
La parte "ricevente" della storia, Yai, è un ragazzino ricco e viziato prono a scatti d'ira e capricci. L'attivo, Mangkorn (Drago), che pare inizialmente un uomo scafato, astuto e sofisticato, si scioglie quasi immediatamente al sole quando si trova in compagnia dell'altro.
Questi due passano nel giro di pochi minuti dall'odio più feroce all'amore più sfrenato, senza alcun periodo di transizione e senza neanche farci capire che ci sia stato qualcos'altro in mezzo. Improvvisamente Yai, invece di essere vendicativo e furente, diventa un tenero micetto. Ah, e dei suoi giochini "particolari" non si parlerà mai più.
Nel frattempo, nel calderone del racconto viene gettato un po' di tutto e di più, pescando allegramente alla fiera del cliché: le amicizie infantili, la morte di un genitore, gli acerrimi rivali che diventano amanti senza passare dal via, le guardie del corpo imbelli (non ho capito cosa dovessero sorvegliare o chi fossero, ma tant'è), i matrimoni combinati, una matrigna, un terzo incomodo che torna dall'estero, l'obbligatorio periodo di separazione, e così via accumulando. Il tutto è inframezzato da una copiosa messe di fraintendimenti e capricci da parte di quello che viene definito "moglie". E che cavolo, è (quasi) sempre il passivo della situazione ad essere più infantile, capriccioso, immaturo, "piccolo", e non solo di dimensioni. Stucchevole.
Lo svolgimento delle vicende è, per certi versi, accelerato, perché si sono voluti inserire molti temi, non ultimo la quasi onnipresente tirata a favore della possibilità di sposarsi da parte delle coppie omosessuali. Normalmente lo apprezzo, ma in questo caso sembrava un pistolotto aggiunto a caso, perché pronunciato in maniera piatta da una coppia lesbica che si è vista poco, tanto poco da dubitare che sia più di una coppia di amiche.
L'accumulo di situazioni buttate lì alla peggio viene in qualche modo bilanciato, si fa per dire, da infiniti minuti in cui non succede niente e i due piccioncini si guardano languidamente, mentre scorrono lunghissimi flashback sulle note di una canzone. Pregevoli canzoni, ma insomma.
No, non ci siamo. Opera piuttosto pedestre, senza molti punti di forza, che va avanti come se messa insieme incollando fra loro
dei pezzi sgraffignati qua e là da altre produzioni. Disarmonica, anche nell'editing.
Perfino la tanto osannata chimica della coppia protagonista devo ancora trovarla: Mos fa spesso smorfie melense a casaccio (e dovrebbe imparare a piangere), mentre Bank è talvolta molto rigido nelle posture . Insomma: si vede troppo che recitano, ma sono giovani, si faranno.
Il fatto che si tratti di una storia in soli otto episodi non scusa l'increscioso minestrone in cui è stato gettato un po' di tutto senza in realtà sviscerare quasi nulla: o sfoltire o allungare, non c'è via di mezzo.
Partiamo all'inizio da due ragazzi etero (già!) che si danno molto da fare con le ragazze, ci danno intendere che sono rivali per una di loro, in qualche modo pare che uno dei due voglia fare un bruttissimo scherzo all'altro e ne rimanga invece gabbato con tanto di giochini sadomaso e allegato filmino. Ora, che nelle storie BL non si vada tanto per il sottile in fatto di consensualità è cosa risaputa e deplorata, però qui si è decisamente esagerato.
La parte "ricevente" della storia, Yai, è un ragazzino ricco e viziato prono a scatti d'ira e capricci. L'attivo, Mangkorn (Drago), che pare inizialmente un uomo scafato, astuto e sofisticato, si scioglie quasi immediatamente al sole quando si trova in compagnia dell'altro.
Questi due passano nel giro di pochi minuti dall'odio più feroce all'amore più sfrenato, senza alcun periodo di transizione e senza neanche farci capire che ci sia stato qualcos'altro in mezzo. Improvvisamente Yai, invece di essere vendicativo e furente, diventa un tenero micetto. Ah, e dei suoi giochini "particolari" non si parlerà mai più.
Nel frattempo, nel calderone del racconto viene gettato un po' di tutto e di più, pescando allegramente alla fiera del cliché: le amicizie infantili, la morte di un genitore, gli acerrimi rivali che diventano amanti senza passare dal via, le guardie del corpo imbelli (non ho capito cosa dovessero sorvegliare o chi fossero, ma tant'è), i matrimoni combinati, una matrigna, un terzo incomodo che torna dall'estero, l'obbligatorio periodo di separazione, e così via accumulando. Il tutto è inframezzato da una copiosa messe di fraintendimenti e capricci da parte di quello che viene definito "moglie". E che cavolo, è (quasi) sempre il passivo della situazione ad essere più infantile, capriccioso, immaturo, "piccolo", e non solo di dimensioni. Stucchevole.
Lo svolgimento delle vicende è, per certi versi, accelerato, perché si sono voluti inserire molti temi, non ultimo la quasi onnipresente tirata a favore della possibilità di sposarsi da parte delle coppie omosessuali. Normalmente lo apprezzo, ma in questo caso sembrava un pistolotto aggiunto a caso, perché pronunciato in maniera piatta da una coppia lesbica che si è vista poco, tanto poco da dubitare che sia più di una coppia di amiche.
L'accumulo di situazioni buttate lì alla peggio viene in qualche modo bilanciato, si fa per dire, da infiniti minuti in cui non succede niente e i due piccioncini si guardano languidamente, mentre scorrono lunghissimi flashback sulle note di una canzone. Pregevoli canzoni, ma insomma.
No, non ci siamo. Opera piuttosto pedestre, senza molti punti di forza, che va avanti come se messa insieme incollando fra loro
dei pezzi sgraffignati qua e là da altre produzioni. Disarmonica, anche nell'editing.
Perfino la tanto osannata chimica della coppia protagonista devo ancora trovarla: Mos fa spesso smorfie melense a casaccio (e dovrebbe imparare a piangere), mentre Bank è talvolta molto rigido nelle posture . Insomma: si vede troppo che recitano, ma sono giovani, si faranno.
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