Di una pesantezza "mortale"
Drama che punta a volersi distinguere dalla massa, ma che lo fa con scelte non propriamente vincenti.
Apprezzabile il tentativo ma discutibile il risultato, insomma.
Abbiamo un protagonista maschile con una professione decisamente singolare, quella del tanatoprattore (truccatore di salme, detta in parole povere). Va da sè che pompe funebri, lutto, dolore e disperazione sono elementi che gravano - termine più che mai azzeccato - sulla struttura scheletrica della serie.
Dall'altro lato, una protagonista femminile che, per via della gamba amputata, porta in campo anche il tema della disabilità. E su questo nulla da dire.
La caratterizzazione dei personaggi può anche starci, lui con un trauma passato e lei con una situazione che l'ha condizionata fin dall'adolescenza, entrambi hanno la pretesa di far finta di aver superato i rispettivi ostacoli, in realtà devono ancora affrontarli. Il rapporto tra i due è quello maturo di due persone adulte, con un concreto passato alle spalle.
Questo è un po' il sunto della parte neutra, senza infamia e senza lode.
Aspetti positivi: la chimica tra i due nei - non pochi - momenti di effusioni; le relazioni con fratelli, nonne e altri personaggi secondari.
Aspetti negativi: l'atteggiamento non sempre lineare della protagonista, in particolare negli ultimi episodi, ma soprattutto il tema della morte che non si limita ad essere un'appendice legata alla professione di lui ma diventa elemento permeante e pervasivo della serie, quasi intossicante, appesantendo quello che in fin dei conti è solo un drama con la presunzione di voler predicare seriamente sul tema. Viene davvero il dubbio, se la situazione è semplicemente sfuggita di mano o se fin dall'inizio l'obiettivo era sciorinare una pappardella sul senso della morte sfruttando una love story tra due personaggi creati ad hoc.
Peccato perchè il cast è valido e alcune parti sono meritevoli. Ma la morte qui non ha il fascino di un tema insolito, bensì è decisamente ammorbante e carica la serie di una pesantezza estrema, rendendola di fatto non più godibile per lo spettatore.
Sufficienza strappata per le poche note positive, ma visione evitabilissima.
Apprezzabile il tentativo ma discutibile il risultato, insomma.
Abbiamo un protagonista maschile con una professione decisamente singolare, quella del tanatoprattore (truccatore di salme, detta in parole povere). Va da sè che pompe funebri, lutto, dolore e disperazione sono elementi che gravano - termine più che mai azzeccato - sulla struttura scheletrica della serie.
Dall'altro lato, una protagonista femminile che, per via della gamba amputata, porta in campo anche il tema della disabilità. E su questo nulla da dire.
La caratterizzazione dei personaggi può anche starci, lui con un trauma passato e lei con una situazione che l'ha condizionata fin dall'adolescenza, entrambi hanno la pretesa di far finta di aver superato i rispettivi ostacoli, in realtà devono ancora affrontarli. Il rapporto tra i due è quello maturo di due persone adulte, con un concreto passato alle spalle.
Questo è un po' il sunto della parte neutra, senza infamia e senza lode.
Aspetti positivi: la chimica tra i due nei - non pochi - momenti di effusioni; le relazioni con fratelli, nonne e altri personaggi secondari.
Aspetti negativi: l'atteggiamento non sempre lineare della protagonista, in particolare negli ultimi episodi, ma soprattutto il tema della morte che non si limita ad essere un'appendice legata alla professione di lui ma diventa elemento permeante e pervasivo della serie, quasi intossicante, appesantendo quello che in fin dei conti è solo un drama con la presunzione di voler predicare seriamente sul tema. Viene davvero il dubbio, se la situazione è semplicemente sfuggita di mano o se fin dall'inizio l'obiettivo era sciorinare una pappardella sul senso della morte sfruttando una love story tra due personaggi creati ad hoc.
Peccato perchè il cast è valido e alcune parti sono meritevoli. Ma la morte qui non ha il fascino di un tema insolito, bensì è decisamente ammorbante e carica la serie di una pesantezza estrema, rendendola di fatto non più godibile per lo spettatore.
Sufficienza strappata per le poche note positive, ma visione evitabilissima.
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